Giovane crotonese, ucciso a revolverate nel centro storico

Giuseppe Parretta appena diciottenne muore ucciso da colpi d’arma da fuoco in via Ducarne, nel centro storico di Crotone. Sono le 16,30 di un sabato qualunque, quando si sentono sfrecciare sirene della polizia, ambulanza, in questa parte di centro storico. Di solito tale dispiegamento di forze si verifica ogni qual volta c’è uno sbarco di migranti, poiché il  porto, luogo d’approdo per chi arriva è sotto il centro storico.Ma ahimè passano le ore e la terribile realtà emerge in tutta la sua crudezza e il suo orrore. Un pregiudicato di 56 anni, Salvatore Gerace,  si è sentito in dovere di cacciare la vita a colpi di rivoltella ad un ragazzo che aveva il diritto di vivere ancora per lunghissimo tempo .Non si conoscono i particolari di questo folle e insensato gesto. Cosa ha spinto Salvatore Gerace di 56 anni  ad uccidere?. Giuseppe Parretta,la vittima sacrificale, era un giovane pulito ,bello,  amato da chi lo conosceva ed erano in tanti che lo stimavano, poiché faceva il cameriere in un noto locale cittadino dopo la scuola. Un movente oscuro, ancora tutto da chiarire. Ciò che si sa è che il giovane si trovava nella sede “Libere Donne” in via Ducarne appunto, dove la madre gestiva il centro e supportava con la sua azione, donne vittime di violenza. Pare che tre colpi siano stati sparati all’interno della sede, dove sfortunatamente Giuseppe si trovava. Gerace, pregiudicato con una pistola in tasca si è consegnato alle forze dell’ordine e poiché la questione è tutta da chiarire non vogliamo pensare, che la sua azione fosse diretta alla madre del ragazzo per il suo impegno e per aver  forse tolto dalle grinfie di tale energumeno, qualche donna pestata e violentata. Oggi sabato 13 gennaio nella comunità crotonese c’è solo lo sconforto, l’angoscia per una giovane vita recisa come un fiore dal suo stelo e intriso di sangue. La città di Pitagora si è imbarbarita in questi ultimi anni. Qui dove l’operazione Stige ha messo in evidenza la faccia vera di una Crotone avviluppata dall’erba marcia della mafia, ecco cosa succede, ecco come periscono giovani esposti ad atti  di violenze sempre più inaudite. Intanto per una volta soltanto ci piacerebbe sperare che chi ha visto qualcosa e sa parli invece di tacere e permettere a signorotti locali simili “ai bravi “di  manzoniana memoria, di sparare e ammazzare a proprio piacimento vittime innocenti. E’ assurdo quello che è successo difficile da credere e da digerire. Se per una volta soltanto vogliamo che la mafia non incancrenisca ciò che di buono rimane, si parlasse si denunciasse. Giuseppe lo merita, significa rendergli giustizia, lui che doveva vivere e che all’inizio del nuovo anno ci lascia per sempre.