Lavoro. parola d’ordine dei migranti

urlo-munch

Scorrono le immagini di una marea umana che spinge per entrare con forza nell’opulento occidente, per voltare pagina e vivere decorosamente. Se ci fosse la voglia di soffermarsi su quanto emerge da ciò che frettolosamente i reporter filmano, la considerazione è: questa gente cosa realizzerà e soprattutto troverà lavoro, e di che genere? Infatti la loro prima richiesta è lavoro. La Germania ha già fatto sapere che entro le sue porte entreranno solo Siriani, che dovranno integrarsi, rispettando le regole ed imparando al più presto il tedesco. Non stiamo qui a sindacare sul perchè la Merkel voglia solo i Siriani, ma questi siriani sognano di trovare lavoro come insegnanti, ingegneri e dalle loro dichiarazioni non sembrerebbero propensi a mettersi dietro qualche catena di montaggio, per essere utilizzati come robot per quattro soldi. E così tra le loro richieste legittime, illegittime rimangono le aspettative dei nostri giovani diplomati che fin’ora stanno ingrossando le fila dei caporali,per ricevere un misero salario con turni massacranti di 10 h al giorno. Dunque come rispondere alla fame di lavoro che da tutte le parti viene richiesta a gran voce, sia da chi arriva, che da chi amaramente invecchia, senza trovarne nessuno? Si è sempre parlato di fuga di cervelli per noi Italiani. Ma più che fuga di cervelli c’è necessità di braccia o di personale da impiegare, per ricoprire posti da camerieri o in imprese di pulizie. Parlando con molti giovani che hanno maturato un’esperienza simile, c’è chi è andato in Inghilterra, nella speranza di trovare sbocchi in settori qualificati, ma ha fatto prima a tornarsene a casa che trovare una mansione adeguata, al proprio titolo di studio. Avete capito bene. Nella grande Inghilterra non rimani senza lavoro, ma non farai mai quel salto di qualità necessario per riscattarti socialmente. L’esperienza di quest ragazzi rappresenta una classe di giovani che hanno dalla loro parte la voglia di lavorare, e con pochi soldi a disposizione si impegnano ci mettono la faccia, facendo ogni genere di sacrificio, ma con scarsi risultati. Giovani che scappano dalla disoccupazione, marea umana che arriva in cerca di sistemazione. Alla luce di quanto avviene, come mai nessuno dice come verrà vinta questa sfida epocale tra aspettative tradite in partenza ed una disoccupazione in Italia, degna dell’urlo di Munch? Intanto i mass media sono protesi a raccontare storie di disagio e di quotidiana violenza che riguardano la nuova massa di disperati i cui racconti hanno un filo invisibile che li accomuna tutti: lavoro. Disagio e difficoltà nel vivere che ormai la maggioranza degli Italiani vive quotidianamente senza possibilità di porte aperte.

Antonella Policastrese