Crotone: una città in mano alle Arpie

 

Crotone, una città divisa, in mano a dinosauri che continuano a clonarsi per non lasciare nulla alla meglio gioventù. Tutto continua a rimanere come prima. E’ l’immobilismo a farsi strada, ad essere una regola applicata in questo avamposto dimenticato e lasciato nelle mani di scorpioni e serpenti. Qui dove diventa difficile spostarsi da un luogo all’altro, l’isolamento regna sovrano; d’altronde quando nessuno si ribella e si lasciano le decisioni ad altri, va da sè che chi governa non delega nulla, ma gestisce insieme ad uomini della propria squadra gli affari,compiendo misfatti, tanto nessuno chiederà conto del loro operato. La situazione è sintomatica. C’era un comitato nato per far riaprire l’unica via di collegamento rimasta attiva: l’aeroporto S. Anna. Divisioni, voglia di apparire, ricerca di visibilità hanno determinato la nascita di un comitato affine gestito dalle alte cariche calcistiche e istituzionali, a dimostrazione del fatto che tutto deve essere gestito dall’alto e guai a chi osa sfidare i camaleonti. Una logica del cactus, poichè invece di legittimare l’associazione esistente si è provveduto a defenestrarla. E’ la Storia di questa sciagurata città dove se tu apri una qualsiasi attività il giorno dopo a fianco ne nascono altre come i funghi, decretando in questo modo la morte commerciale per sovraffollamento. Ma non è questo l’unico caso. Inventi un luogo dalla notte dei tempi per valorizzare uno  spazio, il giorno dopo se non sei figlio di nessuno l’aristocratico di turno ti ruba l’idea presentandosi come colui che l’ha avuta per primo. Ed è inutile che, carte alle mani, gli di dimostri il contrario, vale la parola dei massoni, bravi, intelligenti, gli unici in grado di rappresentare l’intelligentia e tutti gli altri andassero a bollirsi. E’ una caratteristica di questo luogo che ha dovuto registrare l’allontanamento di Pitagora dopo che gli era stata bruciata la scuola, salvo adesso a riscoprire di essere i suoi figli rivendicandone l’appartenenza, vaneggiando un passato glorioso di cui nulla rimane e che continua a farci credere di essere grandi quanto i lillipuziani di Gulliver. Intanto la cosa da cui partire è riconoscere che stiamo guadando un pantano e c’è il serio rischio di essere risucchiati nelle sabbie mobili: basta un niente e si sprofonda. A guadagnarci sono solo i personaggi di sempre, compresa un’opposizione farlocca che non riesce a contrapporsi a questa situazione di stallo in cui ci troviamo. Sarebbe il caso di dire “Crotone è  in mano alle arpie”?