Crotone:l’unico sport possibile si fa a tavola

 

 

C’era una volta una città, che viveva di miti legati alla sua storia. Gesta legendarie che un atleta krotoniate aveva compiuto, da rimanere a distanza di secoli vivo nel ricordo delle nuove generazioni. C’era una volta una struttura sportiva, dedicata a Milone, che grazie ad associazioni aveva risvegliato nei ragazzi, l’importanza dello sport, dello stare insieme, dell’allenarsi e competere rispettando regole in una città che le regole non le conosce.

C’era una volta la possibilità di togliere dalla strada tanti “cani sperduti senza collare”, ragazzi lasciati a se stessi, che grazie allo sport hanno assaporato la voglia di una vita normale, mettendosi alla prova giorno dopo giorno e scoprendo che costanza e abnegazione alla fine premiano.

C’era una volta tutto questo, quando lo sport era un’isola felice e non rispondeva a logiche privatistiche, fino a quando un giorno con taccuino e penna in mano, qualcuno alla guida i questa sfortunata città ha deciso che non era più tempo di puntare sugli ultimi, e che se vuoi fare attività sportiva apri il portafoglio, altrimenti continui a rimanere il perdente di sempre, perché i soldi fanno la differenza. E così mentre la popolazione ha festeggiato il ritorno della squadra del Crotone in” serie A”, qualcosa è mortalmente cambiato per quanto riguarda le altre discipline sportive, che scopriamo essere nobili se puoi pagartele. Le quote fissate da Akrea, società pubblica-privata che si occupa di rifiuti, ha stilato quote   proibitive perle società che volessero accedervi, a meno che non sia il CONI in persona a stabilire che per amore dello sport, intervenire in prima persona, per permettere agli orfani dello sport, di continuare ad allenarsi e fare attività sportiva e metterci un punto a questa strana e incredibile vicenda. Eppure altrove, in società più evolute, come in America ad esempio, quando si scopre un talento dello sport, è la scuola che ti premia,puntando sull’elemento umano,al quale  fornisce gli strumenti idonei per andare avanti. Da noi invece, che viviamo in un mondo al contrario che abbiamo scuole sgarrupate, classi pollaio, strade inadeguate per raggiungere gli edifici scolastici, si fa prima a privatizzare un settore importante come quello sportivo, invece di creare soluzioni alternative, utilizzando le maestranze che generalmente un comune ha a disposizione e che magari vanno  da un  piano a un altro a portare fotocopie  e  che in questo caso servirebbero ad abbattere i costi della struttura sportiva. Tanti geni, tanti strateghi, ma all’occorrenza idee pari a zero, progetti per tenere in vita un settore così importante nessuno, e di conseguenza anche lo sport finisce per patire le anomalie di una città  che sta collassando. L’unico sport in vita a Crotone, e che a quanto pare funziona benissimo è quello ch si fa a tavola, andando a rimpinzarsi la pancia in  locali che pullulano e nascono come i funghi. Chissà cosa direbbe Milone difronte a una miseria esistenziale senza precedenti, in cui lo sport deve rispondere a logiche di mercato e generare profitti Da atleta si trasformerebbe in un ciccione pelato grasso e grosso, perché dovrebbe rinunciare alla disciplina più antica dl mondo