Europa: si celebrano i fasti dei suoi 60 anni

La primavera del 2017 rimarrà negli Annali della Storia per via delle celebrazioni svoltesi a Roma per i sessant’anni dell’Unione Europea. Sotto un cielo blu e un tiepido sole, i 27 capi di Stato Europei si sono ritrovati a festeggiare l’evento nella sala dei Curiazi e Orazi, rispettando rigorosamente il cerimoniale. Autocelebrazione per un evento che, analizzato attraverso le immagini trasmesse, davano l’impressione di un appuntamento di corte, mentre i sudditi fuori protestavano chi a favore e chi contro l’Europa attraverso le vie della Capitale. Se è vero che si è fatto il punto della questione su cosa in questi 60 anni non ha funzionato, non si capisce perché associazioni e sigle sindacali siano rimaste fuori quella porta. La Democrazia e l’unione dei popoli comportano  ascoltare le ragioni di una società civile, puntualmente ignorata , poiché tutto viene deciso dall’alto tra i vari sovrani di questa Europa, simile all’impero austro ungarico. Alla cerimonia a cui sono state dedicate pagine e pagine dei giornali, oltre che riprese d’ogni tipo ,non sono mancate i servizi sulle donne dei vari Stati vestiti in bianco, in verde, in viola, in giallo. Una sfilata di un Gran Galà prima dell’apposita firma per rinnovare adesione ed appartenenza a questa Europa, tenuta insieme solo dalla moneta, ossia l’euro. Ed anche l’euro  è stato largamente celebrato con un’ampia sezione e  lo stampaggio della moneta di 50 euro e una galleria dedicata alla sua storia. Ciò che va sottolineato è che all’appuntamento mancava Teresa May che mercoledì  29 marzo avvierà le procedure per l’uscita dall’Europa dopo la vittoria della Brexit. Juncker, a tal proposito, ha tuonato dicendo che è una tragedia avere perduto un partner come l’Inghilterra, ma che tutto sommato si festeggeranno anche i 100 anni dell’Unione Europea, poiché a detta di Draghi l’euro è irreversibile. Come si farà a cambiare rotta non è dato sapere. A tempo debito verranno dati ordini e disposizioni che i sudditi dovranno eseguire senza lamentarsi e a testa china. Certo è che analizzare a mente fredda la mancanza di una lingua comune, di leggi che si applicano allo stesso modo all’interno dell’Unione, o una comune politica fiscale, non fa ben sperare e il mantra “unione dei popoli”, finisce per essere una frase recitata ad arte quando serve. Vedere tutto quel fasto a Roma mentre in Grecia la situazione è al collasso, con il popolo ridotto sul lastrico mentre  Tsipras festeggia nei palazzi romani, è un pugno nello stomaco. I Greci avevano dato un mandato diverso a Tsipras divenuto in seguito  l’uomo della corte che ha tradito in pieno le aspettative dei suoi connazionali, senza pensarci due volte, segno che servono uomini che abbiano un mandato popolare per affermare e far rispettare la Democrazia. Da lunedì a  far capire che nulla è cambiato ci penserà Padovan, alle prese con la manovra correttiva per cui bisognerà trovare tre miliardi di euro all’incirca per placare la fame di questa Europa che chiede solo soldi e vuole che i conti corrispondano al millesimo. Disoccupazione galoppante, abbattimento delle politiche del lavoro, impossibilità ad avere una scuola adeguata per giovani che fanno prima ad invecchiare che lavorare, sono la logica conseguenza di cosa ha provocato l’Europa della finanza e delle banche che ha favorito e continua a favorire le multinazionali e che non ha nulla da temere, dal momento che ha in mano giornali e tv che ne osannano la potenza, celebrandone gli sfarzi e le virtù slegate interamente dai tessuti sociali divenuti un optional. Tutti insieme ieri appassionatamente, compresa Virginia Raggi il cui intervento è stato mostrato dall’emittente La Sette, non  in linea con le aspirazioni dei cittadini stritolati e considerati una macchina da cui esigere tasse e tributi d’ogni genere. Un’Europa che ha difeso la pace provocando guerre interne di ordine civile e rischia di far collassare diritti,  chiama populisti chi si sente prevaricato poiché ha perso valori e identità. Ma che Europa è mai questa?