Giovani : non rincorrete posti di lavoro, ma palloni

 

C’è un proverbio dalle mie parti che recita: “chi si abbuffa non può credere a chi è digiuno”. Una frase calzante per il Ministro Poletti che, durante le sue esternazioni sui giovani, non sa cosa sta succedendo, non capisce la frustrazione di chi cerca lavoro e fa prima a invecchiare che lavorare. Poletti tempo fa aveva suscitato parecchi rumors per una frase di tanti ragazzi costretti a cercare fortuna altrove: “Giovani italiani che vanno all’estero? Meglio non averli tra i piedi”; e come se non bastasse nemmeno oggi si smentisce. Parlando con gli studenti dell’istituto Manfredi Tanari a Bologna ha affermato: “piuttosto che mandare curriculum in giro meglio giocare a calcetto” e, a proposito dell’alternanza scuola lavoro il nostro jambon è convinto che anche a fare lavori manuali come preparare un caffè s’apre un mondo. Sarebbe interessante capire se anche il figlio di Poletti gioca a calcetto invece di inviare curricula e se i lavori di manovalanza sono un’eccellenza per poter lavorare. Il ministro, come si sa, ricopre un incarico con il deretano attaccato alla poltrona e certamente non vuole rendersi conto di cosa sta succedendo ai nostri giovani, costretti a lasciare il Paese per campare ,invece di vivere. Poletti non ha ben chiara la situazione e non avendo avuto esperienza diretta o indiretta non ha ancora compreso che fuori si lavora per campare, per cui alla fine le speranze si infrangono come onda sugli scogli e si finisce per essere sbattuti a riva come naufraghi. Bisognerebbe che Poletti ascoltasse questa generazione priva anche della capacità di sognare. Molti ragazzi resistono fuori un anno. Il tempo di capire che all’estero l’unica possibilità è rimanere cameriere a vita, o un friggi polli in qualche fast food, altro che aprirsi un mondo. Abbiamo fatto della precarietà il cavallo di battaglia in questo Paese a misura di caste, lobby, governanti incapaci con il pallino di occupare un ministero nei palazzi, mantenendosi la poltrona, perché dono regale  per volere del buon Dio, ragion per cui i sudditi devono obbedire senza mettere in discussione le capacità di chi sta sopra di loro. E come se non bastasse, dopo l’esternazione del “toglietevi dai piedi, vil razza dannata”, oggi c’è il secondo exploit: “impegnatevi a giocare sui campi di calcetto invece di inviare currucula”. Come raccatta palle i giovani hanno un futuro garantito, o come addetti alle pulizie negli spogliatoi dei campioni. Basta respirare l’aria dei fuori classe e si apre un mondo sul nulla. Viene incoraggiata la schiavitù, l’ignoranza, mentre le società sportive macinano utili trasformando il calcio in multinazionali del profitto. Campi di calcio costruiti in apposite aree, con annessi centri commerciali per comprare la maglia dell’idolo del momento o abbigliamento sportivo. La sa lunga il Ministro che adesso farà marcia indietro dicendo di essere stato frainteso. Ciò che ha detto purtroppo rimane e non si tratta di fare un processo alle intenzioni, anzi avendo la vista lunga e la pancia piena sa dove andare a parare, come preparare il terreno sferzando i ragazzi e incoraggiandoli a non avere tante pretese. Intanto i loro figli gongolano, ricoprono posti di tutto rispetto, perché sono sempre i migliori. E sfido io, hanno alle spalle i loro papà da un milione di dollari capaci di pensare ad apparecchiare tavole imbandite e lasciare digiuni gli altri. Meglio mandarli altrove i ragazzi o abbandonarli nella precarietà totale. Alla fine i giovani migliori saranno quelli che ci governeranno, così bravi da copiare tesi (vedi la ministra Madia), fare leggi pasticcione bocciate ma che a loro garantiscono la fetta migliore se non tutta la torta.