Un tempo c’era l’impero mediatico del Berluscones. Aveva reti televisive con programmi che riflettevano il suo pensiero, grazie ai quali moltissime persone hanno lavorato come veline o perché conoscenti del Capo. Le reti berlusconiane non chiedevano canoni da pagare, si puntava sulla pubblicità e molte società, come la Endemol, hanno preparato programmi anche per le reti pubbliche. Passa il tempo ed un Berluschino si affaccia sulla scena politica. Per prima cosa capisce che deve prendersi nelle mani il partito storico di questo Paese e con le sue truppe cammellate diventa Segretario e subito dopo Presidente del Consiglio, grazie ai continui discorsi inconcludenti che fa e che passano come unici. Più che dialettica, il Berluschino impapocchia gli ascoltatori e la massa e pensa di avere finalmente trovato colui il quale farà rinascere il partito di Berlinguer. Non è un caso che Renzino cominci a parlare di rottamazione e, dal momento che in questa fase i carri armati servono, va all’assalto delle reti televisive che accentra nelle sue mani con nomine di suoi fedelissimi, super manager che ovviamente non lo tradiranno per via di congrui compensi. Ovviamente deve sbarazzarsi di chi crede ancora nel valore dell’informazione, di chi non si adegua e così partono gli editti bulgari. Da Floris a Giannini a Bianca Berlinguer, in quattro e quattr’otto ci si libera di chi l’informazione la conosce e non è disposto a barattare il proprio cervello in cambio di programmi confezionati secondo il gusto del capo, ossia sottoposti a censura moderna, al passo con i tempi ma attuata sempre dai dittatori. Come se non bastasse viene chiesto al popolo dei telespettatori, considerati stupidi ed ignoranti, l’abbonamento da pagare nella bolletta della luce. In pratica Renzi, non solo non possiede le televisioni, ma ci propone trasmissioni mainstream che in più dobbiamo pagare per mantenere in vita i suoi gerarchi, coloro i quali avranno a cuore di mandare in onda una narrazione per raccontare le mirabilie di un formidabile Presidente del Consiglio ed un’Italia che cresce così tanto per la miseria di tantissimi Italiani che sono ormai alla canna del gas. L’informazione è una cosa seria, da tenere sotto controllo e dopo le Tv anche la radio va tenuta sotto stretta osservazione. E’ così questa volta ad essere richiamata all’ordine è Francesca Fornario, giornalista satirica alla quale viene imposto l’alt dai giannizzeri renziani nel fare satira, imponendole di non parlare di politica e soprattutto non pronunciare la parola “comunista”, forse per non evocare scenari del tipo che i comunisti mangiano i bambini e che la sinistra che si sta evolvendo e sta diventando regime non deve essere associata ai gloriosi leader politici che ne hanno fatto la storia. I n pratica anche la satira fatta da giornalisti liberi da fastidio. Chissà se Renzi, per mettere a tacere le male lingue che gli vogliono male non si accorgerà di avere toscani che con la satira ci sanno fare e raccontano ciò che a lui piace. Per ora l’epurazione continua. A Settembre, quando il leader ritornerà ritemprato dopo le meritate vacanze, potrà dare fiato alle trombe e con suono di campane cambiare la Costituzione con mezzi d’informazione proni e servili che lo incenseranno e butteranno petali di rose al suo passaggio. Siamo davvero come il Burundi.